È mancato una settimana fa, il 29 maggio, ma non se n’è mai andato nel cuore dei famigliari, degli amici e dei colleghi, in cui ha lasciato un bellissimo ricordo sul piano umano e una grande eredità dal punto di vista professionale.
Ugo Frescura di Asti, tessera n. 1 dell’Albo degli Optometristi (oggi Adoo), è stato “Il Padre pragmatico e organizzativo dell’Optometria europea”, insieme a Jean Thiriart, Romeo Frescura, Luciano Vettore, Armand Bastien, Harwey Rosenwasser, Jeff Longoni, Gianni Rehak e Giuseppe Ricco, come ricordato nel libro “L’ottica e l’optometria italiana. Vista con gli occhi di Acofis Milano” e nel sito web www.gianni-rehak.it del suo collega optometrista G. Rehak: «Figlio d’arte, con suo padre, Romeo Frescura, respirò “optometria” fin da bambino. L’incredibile capacità lavoro concretizzata nel tradurre e dattilografare migliaia e migliaia di pagine dagli originali in lingua inglese o francese, in lingua italiana, permise anche a coloro che non leggevano né l’inglese né il francese, di conoscere le tecniche più avanzate ed assimilare lo “stato dell’arte” delle conoscenze optometriche mondiali», testi che si trovano anche conservati nella libreria della sede Federottica. «Questo, unitamente ai Congressi annuali della Soe (Società optometrica europea), ai continui corsi di aggiornamento tenuti dai più riconosciuti studiosi delle migliori facoltà di optometria delle università inglesi e americane, permisero agli optometristi italiani partiti, ahimè, dai più bassi livelli, di raggiungere e superare non solo tutti i colleghi europei, ma di essere in grado di sviluppare tecniche e conoscenze di tale livello da diventare esportatori, in tutto il mondo, di teorie e tecniche originali. Tale enorme sviluppo scientifico e tecnologico, unitamente all’entusiasmo e all’impegno sindacale di molti, portò all’istituzione di ben sette facoltà universitarie di Optometria che oggi a coronamento di oltre 40 anni di lavoro, preparano, unici in Europa, i nuovi “dottori in Ottica e Optometria”».
«Sono stato collega e amico personale di Ugo dal 1968 – aggiunge Rehak a Ottica Italiana – quindi non solo lo conoscevo bene, ma l’ho amato molto. È stato il mio mentore e il mio maestro».
Ricordi, storie e ricordi personali, a cui si aggiungono le parole di un’altra collega ottica optometrista, Adriana Cesana, che l’aveva conosciuto bene e ne aveva apprezzato il talento, la competenza e professionalità. «Ogni essere umano nel corso della vita segue un percorso che sceglie di volta in volta e che, in seguito, caratterizza quello che lascia nel ricordo degli altri, una sua impronta. Ugo non ha lasciato una semplice impronta, ma ha spalancato una porta che ha travolto come un fiume tutti noi e che ancora ci conduce nel suo lento procedere, questa porta e questo fiume sono state l’Optometria. Senza tema di smentite lo possiamo considerare “Padre” di tutti noi.
Ho avuto il privilegio di conoscerlo, travolta anch’io dalla sua passione, testimone della sua determinazione, tenacia e prodigalità nello spendersi a favore di questa grande famiglia che è diventata la nostra, ossia l’attuale mondo optometrico. Le ultime generazioni forse stenteranno a conoscerlo e riconoscerlo, ma voglio che si sappia chi è stato Ugo il nostro “padre professionale” e che ognuno di noi a lui deve qualcosa. Può sembrare retorico dire che “si è spenta una stella”, si è retorico, ma non è retorico ricordare che noi viviamo sulla strada aperta e tracciata da questo nostro “Padre”. Grazie Ugo da tutto noi».
M. L.